Tasse, le più assurde di tutti i tempi: ecco quali sono

Il mondo fiscale è ricco di sorprese, spesso davvero bizzarre!

 

È innegabile che molte tasse possano risultare fastidiose per i contribuenti, ma alcune imposte che sembrano provenire da un mondo alternativo possono lasciare davvero a bocca aperta. Se pensavate di aver sentito tutto, preparatevi a scoprire le tasse più folli e insolite esistenti in giro per il mondo.

La tassa sul respiro

Partiamo dal Venezuela, dove gli utenti dell’aeroporto internazionale di Maiquetia a Caracas devono pagare una tassa piuttosto insolita: la tassa sul respiro. Sì, avete capito bene. Per compensare i costi del sistema di filtraggio dell’aria installato nell’aeroporto nel 2014, i passeggeri sono tenuti a sborsare 127 bolivar, corrispondenti a circa 20 euro. Il ministero dell’Acqua e del Trasporto Aereo venezuelano sostiene che questo sistema di filtrazione dell’aria garantisce un ambiente sanitario e privo di batteri, proteggendo così la salute dei passeggeri.

La tassa su furti e tangenti

Non è finita qui. Negli Stati Uniti, l’Internal Revenue Service (IRS) ha una politica fiscale piuttosto particolare quando si tratta di reddito illegale. Se un cittadino statunitense riceve un reddito da attività illegali, come tangenti o proventi dello spaccio di droga, l’IRS pretende che tale reddito venga dichiarato e tassato. Inoltre, se qualcuno subisce un furto e il ladro viene scoperto, quest’ultimo è tenuto a pagare l’imposta sul valore corrente di mercato dell’oggetto rubato. Insomma, l’IRS non si fa scrupoli nel richiedere tasse anche su attività illegali. Chiunque non ottemperi a queste regole potrebbe affrontare accuse di evasione fiscale.

La tassa sui nomi dei bambini

In Svezia, i genitori devono ottenere l’approvazione dell’ente fiscale per il nome del loro bambino entro i primi 5 anni di vita. Se il nome non viene approvato, possono ricevere una multa fino a 5.000 corone, pari a circa 500 euro. Questa legge è stata introdotta nel 1982 per evitare che vengano utilizzati nomi offensivi o confusi. Nonostante ciò, alcuni nomi come “Ikea” (per il pericolo di generare confusione) e “Allah” (a causa di un potenziale reato religioso) sono stati respinti, nonché “Brfxxccxxmnpcccclllmmnprxvclmnckssqlbb11116”, che una coppia di genitori voleva affibbiare al figlio come forma di protesta. Mentre “Google” e “Lego” sono stati autorizzati di recente.

La tassa sui social

La tassa sui social media in Uganda è sicuramente una delle più strane e controverse. L’introduzione di questa tassa, avvenuta il 1 giugno 2018, ha suscitato molte proteste da parte dei cittadini ugandesi, che considerano questa misura come una violazione della libertà di espressione e un tentativo di limitare l’accesso alle informazioni.
Per usare siti e app come Whatsapp, Facebook e Twitter i cittadini dovranno pagare 200 scellini (5 cent di euro) al giornoYoweri Museveni, il capo di Stato ugandese, ha dichiarato che la tassa era necessaria per contrastare la “minaccia” del gossip sui social media. E con il ricavato permetterebbe alla nazione di “far fronte alle conseguenze del pettegolezzo”. Quella tra il Presidente ugandese e i social è una polemica antica: nel 2016, aveva già sospeso l’accesso a tutti i social durante le elezioni contro la diffusione di bugie.

La tassa sulla marijuana

Ma torniamo agli Stati Uniti, dove la marijuana è legalizzata a scopo terapeutico in molti paesi. Nello specifico, dietro prescrizione medica è legale in 29 stati e a Washington (mentre la marijuana ricreativa è legale solo in 9 stati e Washington). E l’IRS richiede alle imprese che coltivano e vendono marijuana di pagare l’imposta sul reddito federale su questa sostanza. Queste imprese devono anche pagare le imposte sul reddito a livello statale e le imposte sulle vendite di marijuana.
Tuttavia, a causa della classificazione della marijuana da parte del governo federale come sostanza illegale, l’IRS considera anche i proventi delle attività legate alla marijuana come illegali. Ciò significa che queste imprese non possono detrarre molte delle spese aziendali come affitto, pubblicità e stipendi dei dipendenti, come possono invece fare altre società. Di conseguenza, le imprese di marijuana pagano tasse più elevate rispetto ad aziende di altri settori. L’unica deduzione consentita è per le spese di coltivazione della marijuana, considerate come “costo dei beni venduti”.

In Italia, secondo un report di mercato del 2017 redatto da un ricercatore italiano della Sorbona, le attività commerciali legate alla cannabis potrebbero generare un fatturato annuo di circa 44 milioni di euro, di cui 6 milioni di euro di tasse. La legalizzazione della marijuana a fini terapeutici in Italia è ancora in fase di discussione e non è ancora completamente regolamentata come negli Stati Uniti, ma se la legalizzazione dovesse avvenire, sarebbe interessante vedere come verrebbero gestite le tasse su questa industria nel nostro paese.

La tassa sulla stregoneria

La Romania – dove molte persone credono ancora nelle superstizioni – ha deciso di tassare mestieri come astrologi e maghi, che prima non erano considerati ufficialmente e non erano soggetti a tasse. Questa decisione ha provocato reazioni contrastanti, con molti che considerano questa tassa come un modo per sfruttare i creduloni e aumentare le entrate fiscali.
In particolare, fino a qualche anno fa la stregoneria non era riconosciuta come attività dal governo e, quindi, non era tassabile. Ma nel 2011, quando la Romania si è trovata ad affrontare la crisi, il locale ministero delle finanze ha pensato di imporre tasse anche a mestieri che un tempo non erano stati “ufficialmente riconosciuti”. Tra questi, anche astrologi e maghi che da allora devono pagare imposte pari al 16% del loro reddito.

Foraggio bovini con alghe
Foto – ANSA – vcode.it

La tassa sulle flatulenze delle mucche

Passiamo ad una imposta davvero insolita. L’Unione europea ha scoperto che il metano prodotto dalle mucche, che digeriscono lentamente il foraggio, può contribuire tra il 10% e il 18% alle emissioni di gas serra in Europa.
Il problema è aggravato dai macelli, che concentrano grandi quantità di gas metano in una zona. Così alcuni paesi dell’UE hanno quindi deciso di imporre tasse sui bovini al fine di ridurre l’impatto ambientale. La Danimarca guida la classifica con una tassa di 100 euro per ogni mucca.

Urina, finestre, cappelli, gin

La tassa sull’urina è un esempio insolito di tassazione dell’epoca romana. Fu introdotta per la prima volta da Nerone e successivamente da Vespasiano. L’urina aveva un ruolo importante nella vita quotidiana degli antichi romani, che la utilizzavano per vari scopi come il lavaggio dei vestiti e lo sbiancamento dei denti. La tassa sull’urina contribuì a finanziare la costruzione del Colosseo.

Un’altra tassa insolita è la tassa sulle finestre, introdotta in Inghilterra e Galles nel 1696. Questa tassa era basata sul numero di finestre presenti in una casa e aveva l’obiettivo di tassare i ricchi in modo progressivo. Tuttavia, molti proprietari semplicemente sbarrarono le finestre per evitare la tassa, il che ha portato a un impatto visibile sulle strutture georgiane fino ad oggi.

La tassa sui cappelli è un altro esempio di tassa dell’era georgiana. Questa imposta, introdotta nel 1784, era basata sul costo e sul numero di cappelli posseduti. I produttori di cappelli trovarono modi creativi per evitare la tassa, come cambiare il nome dei loro prodotti, portando alla tassazione di qualsiasi copricapo nel 1804.

La tassa sul gin, invece, fu introdotta nel 1736 come tentativo di ridurre il consumo di gin durante la “Gin mania” a Londra. Tuttavia, l’aumento delle tasse non riuscì a fermare questo vizio, solo l’aumento del costo del grano portò alla fine della mania del gin.

La Jock Tax

Infine, la Jock Tax è una tassa imposta agli atleti e agli artisti dello spettacolo. La California fu il primo stato a introdurre questa tassa nel 1991, dopo una partita di basket tra i Chicago Bulls e i LA Lakers. Oggi molti stati negli Stati Uniti hanno adottato una Jock Tax per generare entrate aggiuntive.

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