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Pandoro o panettone, cosa preferiscono gli italiani?

L’infinita sfida tra pandoro e panettone si ripropone anche quest’anno, ma qual è davvero il preferito degli italiani? Ecco la risposta

Il periodo natalizio non è solo luci, gioia, festa e regali, ma anche e soprattutto lo scenario in cui continua a tenere banco la battaglia tra gli amanti del pandoro e quelli del panettone, due prodotti amati da grandi e piccini. Tra versioni gourmet e ripiene, dopo decine di anni ancora nessuno chi sia il vero vincitore di questa sfida, ma per fortuna, per quest’anno, le statistiche hanno provato a darci una risposta che, però, sappiamo che non metterà fine a questa storia. Vediamo comunque cosa dicono le indagini.

Meglio il pandoro o il panettone? Ecco, finalmente, la risposta alla domanda

Due icone della gastronomia italiana, il pandoro e il panettone, rispettivamente di Verona e di Milano, sono un vanto di cui il nostro Paese deve andare sempre fiero. Canditi e uvetta contro zucchero a velo, un impasto aromatico contro uno più semplice, due prodotti che hanno fatto innamorare milioni e milioni di italiani. È decisamente complicato stabilire quale sia quello che piace a più persone, specialmente perché di recente ha preso piede una nuova tendenza: quella di arricchire entrambi con ingredienti che spesso escono dagli schemi tradizionali. È comune trovare sugli scaffali dei supermercati o delle pasticcerie panettoni arricchiti con creme al pistacchio o al caramello salato. Meno frequentemente, ma comunque presente, si possono trovare pandori con un delicato ripieno di limoncello o rum.

Pandoro | Pixabay @Quanthem – VCode.it

Nonostante le diverse difficoltà, però, un’indagine ha finalmente dato una risposta: il panettone è, tra i due, il preferito in Italia.

Ma perché il panettone supera il pandoro? Secondo i rinomati maestri pasticceri italiani, la chiave risiede nella catena di produzione. Il panettone, in particolare, è ormai preparato ovunque, con opzioni industriali come Maina, Motta, Balocco e Tre Marie tra le più celebri. Tuttavia, i marchi artigianali sono altrettanto diffusi, facilmente reperibili nei forni e nelle pasticcerie. Non a caso, il titolo dell’evento “Panettone Senza Confini” di quest’anno è stato conquistato da un forno di Brescia.

Il pandoro, come hanno puntualizzato diversi pasticceri, tra cui uno dei più rinomati al mondo: Iginio Massari, richiede una preparazione più complessa e impegnativa, rendendo la sua produzione meno diffusa rispetto al suo concorrente. È altresì difficile trovarlo in versione artigianale, ma possiamo fortunatamente contare su eccellenti marchi che da anni deliziano le nostre tavole. Il più celebre e acquistato è senza dubbio l’iconico Bauli, seguito da Motta e Balocco. Tra quelli considerati gourmet, spiccano il profumatissimo Gentilini e, naturalmente, Il Magnifico de Le Tre Marie.

Il sondaggio che è stato condotto da SGV, ha rivelato come il pandoro sia diventato il dolce preferito dalle donne adulte, con un aumento rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, se consideriamo le preferenze per regione, emerge che il Nord non è l’area in cui il panettone ha il maggior successo, come spesso si potrebbe pensare.

La zona del Paese in cui il panettone gode di maggiore apprezzamento è il Centro, con un netto vantaggio sul pandoro e sugli altri dolci locali. L‘unico luogo in cui il pandoro supera il panettone è il nord-est, la sua patria d’origine. La situazione è notevolmente diversa al sud, dove panettone e pandoro si alternano in termini di preferenze per pochi punti percentuali, ad eccezione della Sicilia.

Ma ora mettiamo da parte la sfida tra i due e vediamo la storia di questi prodotti.

La storia del panettone è avvolta da leggende e tradizioni, ma si ritiene che abbia avuto inizio a Milano nel corso del Medioevo. Una delle storie più diffuse racconta di un giovane pasticcere chiamato Toni che, durante il periodo natalizio, ideò un dolce con lievito naturale, burro, uova, uvetta e frutta candita, noto come “pan de Toni” (pane di Toni), successivamente evoluto nel tempo diventando uno dei simboli che si trovano sulla tavola degli italiani a ogni Natale.

Panettone | Pixabay @yumehana – VCode.it

Un’altra narrativa, invece, si svolge alla corte di Ludovico il Moro. Secondo questa leggenda, Ughetto, figlio di Giovanni Atellani, si innamorò della figlia di un panettiere, tanto da farsi assumere nella bottega. Per stimolare le vendite, decise di arricchire il pane con burro, zucchero e canditi.

In realtà, alcune fonti storiche datano questo dolce già al 1470, in particolare in un documento di Giorgio Valagussa, precettore degli Sforza, che annota il “rito del ciocco”. Si narra che i fornai fossero vietati dall’uso della “farina dei ricchi” durante l’anno e solo a Natale tutti condividessero lo stesso pane, il “Pan de Ton”, ovvero il pane dei signori, accompagnato da burro, zucchero e uova.

Insomma, tra storie e leggende, ciò che è certo è che il panettone abbia origini milanesi e, nel corso degli anni, sia divenuto il simbolo del Natale in ogni casa italiana.

La storia del pandoro è intrigante, non solo per la crescita di un’azienda italiana basata su un’intuizione vincente, ma anche per le numerose leggende che le si intrecciano intorno.

La storia sulla creazione del pandoro è connessa alle origini di un dolce veronese: il Nadalin. Alla fine del 1200, Alberto della Scala salì al potere come Signore di Verona, e per celebrare il suo primo Natale, gli Scaligeri commissionarono a un pasticciere di ideare un dolce simbolo della loro grande vittoria e della città. In realtà, questa sembra essere davvero una leggenda, così come lo è anche quella che cerca di spiegare l’origine del nome “Pandoro”.

Si narra che un apprendista della drogheria Melegatti, osservando per la prima volta il dolce e il suo colore, abbia esclamato (naturalmente in dialetto): “È proprio come un pane d’oro!

La vicenda del pandoro è legata al Signor Melegatti, che, alla fine del 1800, gestiva una drogheria nel cuore di Verona. Il 14 ottobre 1884, Melegatti presentò e ottenne l’attestato di privativa industriale (una sorta di brevetto) dal Ministero dell’Agricoltura e del Commercio per la sua innovazione: il Pandoro.

In sostanza, aveva perfezionato una ricetta tradizionale veronese, un dolce a punte che, tuttavia, non solo non era lievitato ma risultava anche abbastanza duro al palato. Il Sig. Melegatti, in realtà, combinò le conoscenze importate in Italia dai pasticceri austriaci sulla lievitazione con un dolce della tradizione. Desiderando mantenere la forma tradizionale a stella a otto punte, chiese all’artista impressionista Angelo dall’Oca Bianca di creare il disegno per lo stampo, che è quello che conosciamo ancora oggi.

Federico Liberi

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