Secondo l’AI, le impronte digitali potrebbero nascondere un segreto finora mai svelato. Ecco la sconvolgente verità che le riguarda
Non serve essere appassionati di film polizieschi o serie TV crime e thriller per sapere che le impronte digitali vengono ampiamente utilizzate per risolvere casi giudiziari attraverso la dattiloscopia forense: la scienza che analizza e interpreta le impronte digitali. Fino a poco tempo fa, infatti, si pensava che le impronte digitali fossero immutabili e uniche per ogni singolo dito di un individuo. Ma è davvero così?
L’Intelligenza Artificiale ha messo in discussione questa convinzione, vediamo cosa ha consentito di stabilire su questa importante tecnica di analisi forense.
Le impronte digitali sono uniche al 100%? Il dubbio c’è stato anche in passato
Già negli scorsi anni molti studiosi si erano posti questa domanda. La stessa Associazione per l’avanzamento delle scienze (Aaas) aveva condotto uno studio per verificare l’attendibilità dell’analisi delle impronte digitali latenti (ovvero le impronte digitali invisibili impresse sulle superfici).
Nel report rilasciato alla fine della ricerca, l’Associazione aveva evidenziato il sospetto che non esistesse un sistema univoco in grado di associare un corredo di impronte ad un unico individuo.
Ecco le parole di Joseph Kadane, docente di statistica e scienze sociali, che aveva preso parte allo studio:
“L’analisi delle impronte digitali è uno dei metodi forensi più utilizzati per l’identificazione. I sistemi che le analizzano, servono ad identificare la persona che ha lasciato il suo segno sulla scena del crimine, ma non esiste un metodo scientifico per stimare il numero di persone che condividono le caratteristiche di una impronta digitale e inoltre non si può escludere l’errore umano durante il confronto”
Ma è davvero così? La risposta potrebbe darcela l’Intelligenza Artificiale.
Lo studio sulle impronte digitali condotto attraverso l’AI
Un gruppo di scienziati della Columbia Engineering guidati da Gabe Guo, hanno preso 60.000 impronte digitali da un database pubblico, e hanno deciso di sottoporle a un sistema di Intelligenza Artificiale non particolarmente sofisticato, chiamato Deep Contrastive Network: questo macchinario era in grado di concentrarsi su alcune differenze delle impronte digitali come angoli, curvature, spirali e anelli al centro. Si tratta di un focus differente rispetto alle tecniche tradizionali di analisi delle impronte, che invece si sono sempre concentrate solo su biforcazioni e solchi.
La procedura di inserimento delle impronte digitali era la seguente: si selezionavano coppie di impronte digitali, alcune coppie appartenenti a due diverse dita di una persona sola, altre coppie invece appartenevano a dita di persone diverse.
I risultati della ricerca lasciano tutti senza parole
L’AI è riuscita ad identificare le impronte digitali appartenenti alla stessa persona con un’accuratezza del 77%. Questo significa che non sono diverse come si pensava in passato, ma che le impronte digitali di uno stesso individuo sono paragonabili, per non dire simili.
Questa scoperta non solo può essere molto utile per la criminologia forense e consentire di riaprire casi irrisolti attraverso nuovi strumenti per individuare i colpevoli, ma anche per lo sviluppo di nuove tecnologie. Ad esempio, da ora in poi si potrà ragionare su uno scanner unico per bloccare lo smartphone, in grado di leggere dita diverse della mano.
Non eravamo pronti a sentircelo dire
I risultati ottenuto da Guo e colleghi si scontrano con anni di convinzioni relative alle impronte digitali, e sono state accettate con fatica dalla Scienza, tanto che molte riviste di settore si sono rifiutate di pubblicare questo studio così rivoluzionario.
Science Advances, invece, ha deciso di dare spazio a questa ricerca tra le sue pagine e mostrare al mondo come l’Intelligenza Artificiale stia ampliando le nostre conoscenze oltre ogni misura, sradicando anche dei pilastri che si pensava fossero ormai attendibili e sedimentati.
E adesso cosa succede?
Dopo una scoperta del genere nulla sarà più come prima. La sfida, in futuro, sarà quella di approfondire il più possibile questa scoperta e creare una banca dati di impronte digitali più ampia e confrontabile. Si tratta un passo avanti sotto ogni punto di vista: da quello forense a quello tecnologico, fino a quello della sicurezza pubblica.
In conclusione, sembra proprio che l’Intelligenza Artificiale abbia dimostrato il suo valore per la Scienza e, in generale, per la vita dell’uomo. I vantaggi che garantisce sono innegabili, eppure sorge spontaneo chiedersi quanto questa scoperta potrebbe andare a ledere alla privacy delle persone.
Come spesso accade quando si tratta di AI, rimaniamo un po’ strabiliati e un po’ preoccupati dalle sue potenzialità, ma non possiamo fare a meno di augurarci che l’innovazione che sta portando nella nostra realtà prosegua, senza trascurare alcuni importanti valori etici e morali.