Molti sono gli animali che nel corso degli anni sono stati clonati, al fine di salvaguardare alcune specie e di effettuare diversi studi. Dalla leggendaria pecora Dolly alla scimmia ReTro, l’elenco continua ad allungarsi
Cos’hanno in comune una pecora, una scimmia, un cervo e dei bufali? La clonazione.
Nel corso degli ultimi decenni sono svariati gli animali che sono stati clonati grazie alla scienza, ognuno per motivi e scopi differenti.
Alcuni di questi esemplari sono molto noti, altri del tutto sconosciuti.
Proviamo a mettere un po’ d’ordine e a ripercorrere quanto accaduto negli anni.
Dolly e ReTro: oltre vent’anni di clonazioni
Basta pronunciare la parola “clonazione” per accendere subito nella mente di chiunque una lampadina utile a illuminare un vecchio ricordo.
È quello che riporta alla pecora Dolly, senza alcun dubbio la pecora più famosa della Storia.
Stiamo parlando infatti del primo animale clonato al Mondo, quasi trent’anni fa.
Era il 1996 quando alcuni ricercatori scozzesi del Roslin Institute di Edimburgo riuscirono a clonare proprio Dolly, la cui nascita fu resa poi nota l’anno seguente.
Una notizia che fece presto il giro del Globo, annunciando a tutti come la clonazione animale fosse finalmente davvero realtà.
Uno sviluppo scientifico atteso da anni e che venne subito accolto sia con un grande entusiasmo che con aspre critiche.
Chi nella clonazione vedeva una salvezza per il futuro contro chi considerava questa pratica amorale e contro ogni etica.
Una differenza radicale di vedute che è rimasta tale negli anni, mentre si è continuato a sviluppare la clonazione animale.
La pecora Dolly visse per sei anni, conducendo per gran parte del tempo una vita del tutto normale e riuscendo anche a figliare diverse volte.
Una rara forma di artrite, seguita poi da una grave malattia polmonare, portò però alla sua prematura soppressione, con i suoi resti imbalsamati che vennero poi esposti al Museo Nazionale di Scozia.
Due anni di vita sono, invece, quelli che ha festeggiato ReTro, il primo esemplare clonato di macaco rhesus in grado di raggiungere l’età adulta.
La notizia arriva dalla Cina, dove per la prima volta il clone di una scimmia è riuscito a nascere sano e a superare i due anni di vita, dopo che all’embrione è stata fornita una placenta sana.
Si tratta di un risultato scientifico di grande valore, dal momento che potrebbe consentire di rendere sensibilmente più efficace la clonazione dei primati, oltre che dare nuove possibilità di ottenere delle riserve di cellule staminali, le quali potrebbero poi servire per ottenere a loro volta degli organoidi (organi in miniatura, ndr), grazie ai quali studiare diversi disagi e malattie che colpiscono gli esseri umani.
Questo è quando riportato dalla rivista di settore Nature Communications, sulla quale è stata pubblicata la ricerca in questione, condotta dall’Accademia Cinese delle Scienze.
Una ricerca il cui primo autore è Zhaodi Liao e di cui altri importanti firmatari sono Zhen Liu e Qiang Sun, coordinatori degli esperimenti eseguiti sui primati.
Perfezionando la tecnica del trasferimento nucleare che oltre 25 anni fa aveva portato alla clonazione della pecora Dolly, il gruppo di ricerca cinese è riuscito dunque a dare la vita a ReTro, andando così a completare una tappa fondamentale della medicina rigenerativa.
A sottolinearlo, in un’intervista all’ANSA, è stato anche il biologo italiano Carlo Alberto Redi, Presidente del comitato etico della Fondazione Veronesi, nonché membro dell’Accademia dei Lincei:
“Quella utilizzata è una tecnica importante, perché permette di avere ricadute benefiche nell’Uomo. Per questo, è anche eticamente rilevante. I cloni di scimmia sono un modello importantissimo per la biologia e la medicina, motivo per cui bisognerebbe promuovere la tecnica e non proibirla, come purtroppo accade invece in Italia”.
Lo studio dei primati clonati permette infatti di analizzare diversi aspetti che riguardano anche la vita degli Uomini, con ricadute fondamentali per l’umanità.
Altri animali clonati nel tempo
Se la pecora Dolly e la scimmia ReTro godono di una certa popolarità, ci sono però anche altri animali clonati che non tutti ricordano.
Proviamo, allora, a citare i più importanti, a partire da Noè.
Si tratta di un Gaur, ovvero di un bisonte indiano, il quale per aspetto ricorda in parte un bue e in parte un bufalo d’acqua.
Esemplare particolarmente diffuso nelle aree del Laos, della Cina, della Cambogia, del Nepal, del Vietnam e, ovviamente, dell’India, nel corso degli anni ha visto diminuire sempre di più la propria popolazione sulla Terra, a causa della distruzione del suo habitat, per mano dell’Uomo.
Per questo, nel 2001 in Iowa, negli Stati Uniti d’America, si è deciso di clonare il primo esemplare di Gaur, ribattezzandolo proprio Noè.
Purtroppo, l’animale morì dopo appena due giorni di vita, a causa di una grave forma di dissenteria.
Sempre nel 2001 fu clonata anche Ombretta, un muflone europeo appartenente a una specie protetta e in via di estinzione.
Una caratteristica, quest’ultima, condivisa con il bufalo asiatico, animale che fu clonato nel 2005 in Cina, grazie a un progetto portato avanti dalla Guangxi University.
Sfortunatamente, l’esemplare perì subito dopo la nascita.
Meglio è andata al banteng, un bovino selvatico tipico del sud-est asiatico che nel 2003 venne clonato nell’Iowa.
Due, per la precisione, gli esemplari che subirono la clonazione, nel tentativo di salvare questa specie dalla scomparsa.
Per farlo, venne usato del materiale genetico proveniente dallo Zoo di San Diego.
Fallì invece a inizio anni Duemila il tentativo di clonare dei nuovi esemplari di stambecco dei Pirenei, dopo che l’ultimo esemplare venne ritrovato senza vita in Spagna.
Un gruppo di scienziati provò a utilizzare del materiale genetico raccolto nel 1999, ma la mancanza di cellule maschili rese impossibile il portare a termine l’esperimento.
Al 2003 risale invece la clonazione del primo cervo dalla coda bianca, per mano di alcuni ricercatori della Texas A&M University (prevalentemente per scopi commerciali, ndr), mentre nel 2000 un macaco rhesus, di nome Tetra, è diventato il primo primate clonato nella Storia.
Nel 2005 vennero poi clonati Ditteaux, Madge e Caty, tre esemplari di gatto selvatico africano (un maschio e due femmine, ndr), dal cui accoppiamento si ottennero anche due cucciolate.
Il 2006 fu invece l’anno della clonazione del primo furetto domestico.