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Attualità

Usa 2024, Trump fuori anche dalle primarie nel Maine. Cosa prevede il 14esimo emendamento della Costituzione?

Dopo il Colorado anche il piccolo Stato sulla costa atlantica ha eliminato l’ex presidente dalla corsa alla Casa Bianca. Alla base della decisione l’assalto al Congresso del 2021. Via libera dalla California

 

Dopo il Colorado è la volta del Maine. Un altro Stato ha escluso Donald Trump dalle primarie repubblicane per la corsa alla Casa Bianca. Alla base della decisione ancora il 14esimo emendamento della Costituzione americana e il ruolo avuto dal tycoon nell‘assalto al Congresso del 6 gennaio 2021.

A differenza del Colorado, a squalificare l’ex presidente non è stata la Corte Suprema statale ma un rappresentante dell’amministrazione. La decisione di rimuovere Trump dalla lista dei candidati alle primarie repubblicane, in programma il 5 marzo 2024, è stata della segretaria di Stato del Maine e già senatrice democratica Shenna Bellows. La rivolta al Campidoglio “si è verificata per volontà, conoscenza e sostegno del presidente uscente”, con l’obiettivo di “impedire la certificazione delle elezioni del 2020 e il pacifico trasferimento dei poteri” al vincitore democratico Joe Biden, ha scritto fra le altre cose nelle 34 pagine del pronunciamento.

Trump ha ore cinque giorni per presentare appello. Poche ore prima del verdetto, i legali dell’ex presidente avevano richiesto la ricusazione di Bellows: “La segretaria non è una figura imparziale essendo una sostenitrice di Biden. Ogni tentativo di rimuovere il nome del presidente Trump dalle schede è da considerarsi una chiara interferenza elettorale”.

Via libera dalla California

In compenso la California ha deciso di convalidare la candidatura del tycoon, super favorito alla nomination repubblicana. In un quadro dominato dall’incertezza, a pochi giorni all’inizio della corsa con i caucus dell’Iowa il 15 gennaio, tutti gli occhi sono puntati sulla Corte Suprema federale. Si moltiplicano gli appelli affinché intervengano giudici di Washington, a maggioranza conservatrice, per stabilire se l’ex presidente sia o no eleggibile alla Casa Bianca.

Assalto al Congresso Usa (6 gennaio 2021) | Foto EPA/JIM LO SCALZO – Vcode.it

Cosa prevede il 14esimo emendamento della Carta

Secondo la sezione 3 del 14esimo emendamento della Costituzione americana, nessuno può ricoprire l’incarico di presidente o vice presidente degli Stati Uniti se “ha preso parte a un’insurrezione o una ribellione oppure abbia fornito aiuto o sostegno” dopo aver “precedentemente prestato giuramento”. Il Congresso ha facoltà con un voto di due terzi di ciascuna Camera di “rimuovere tale incapacità”.

Ratificato nel 1868 dopo la Guerra civile americana, l’emendamento è formulato in modo piuttosto vago e finora è stata applicata solo due volte dal 1919. La terza sezione fu introdotta per impedire che funzionario civili o militari che avevano tradito il Paese sostenendo la Confederazione sudista potessero riguadagnassero posizioni di autorità.

Il parere dei giuristi

Negli scorsi mesi diversi giuristi hanno invocato il 14esimo emendamento per motivare un’estromissione dell’ex inquilino della Casa Bianca dalle elezioni. È il caso per esempio di William Baude, dell’Università di Chicago, e Michael Stokes Paulsen, della St. Thomas School of Law, autori di un articolo sulla University of Pennsylvania Law Review in cui argomentano in punta di diritto le loro tesi.

Innanzitutto, premettono i due professori, la sezione 3 del 14esimo emendamento resta parte integrante della Costruzione Usa e trascende l’ambito della Guerra civile. In secondo luogo, è autoeseguibile e opera come squalifica immediata dall’incarico, senza la necessità di ulteriori azioni da parte del Congresso.

Qualunque funzionario pubblico competente, statale o federale, ha il “dovere” di applicarlo. Inoltre, sostengono, la norma contempla un’ampia gamma di comportamenti contrari all’ordine costituzionale, compresi i casi di sostegno indiretto. Conclusione: il 14esimo emendamento “squalifica l’ex presidente Donald Trump, e potenzialmente molti altri, a causa della loro partecipazione al tentativo di rovesciare le elezioni presidenziali del 2020”.

Assalto al Congresso (6 gennaio 2021) | Foto TapTheForwardAssist – CC BY-SA 4.0 DEED (Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0) – Vcode.it

È dunque legittimo chiedersi a questo punto perché il tycoon sia ancora il candidato di punta del fronte repubblicano alle prossime elezioni presidenziali. Per rispondere Baude e Paulsen citano un precedente del 1869, il caso Griffin, che “getta ancora un’ombra” sul 14esimo emendamento. Nel caso di estromissione del tycoon dalla corsa alle elezione, qualunque funzionario pubblico in uno dei cinquanta Stati americani andrebbe incontro a una sequela di ricorsi e contenziosi legali senza fine. Eppure, concludono i giuristi, la sentenza del 1869 non è stata emessa dalla Corte Suprema e non è dunque vincolante per le Corti federali. Dunque l’emendamento resta valido mentre la decisione di applicarlo diventa una questione politica.

Sulla stessa linea anche altri illustri colleghi. A cominciare da J. Michael Luttig, ex giudice conservatore della Corte d’appello degli Stati Uniti, e Laurence Tribe, professore all’università di Harvard, che insieme hanno scritto un articolo per The Atlantic eloquente sin dal titolo: “La Costituzione impedisce a Trump di essere ancora presidente”. Il 14esimo emendamento, spiegano, “esclude automaticamente da qualunque carica futura chiunque abbia giurato di difendere la Carta fondamentale e poi insorga contro la stessa, sia direttamente sia indirettamente fornendo aiuto” agli esecutori.

Steven G. Calabresi, professore all’università di Yale, è ancora più diretto. “Trump non è eleggibile e ognuno dei 50 segretari di Stato ha l’obbligo di stampare le schede elettorali senza il suo nome”, ha detto al New York Times aggiungendo che sarebbero perseguibili nel caso si rifiutassero di applicare la Costituzione.

I precedenti in Minnesota, New Hampshire e Michigan

Casi simili sono stati rigettati in Minnesota, New Hampshire e Michigan, dove il giudice ha stabilito che la questione era politica e non spettava a lui decidere.

Lo scorso settembre gli attivisti di Free Speech For People avevano inviato lettere ai segretari di Stato di Florida, Ohio, Wisconsin, New Hampshire e New Mexico per chiedere loro di cancellare il nome dell’ex presidente dalle schede elettorali, in virtù proprio del 14esimo emendamento. Nella missiva si sostiene, tra le altre cose, che i funzionari hanno insieme il potere e il dovere di applicarlo, escludendo Trump dalla corsa elettorale, senza bisogno di un processo o di una condanna.

E dubbi peraltro hanno cominciato a insinuarsi anche tra i repubblicani, come l’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, già candidato alla nomination repubblicana, che ha messo in guardia i compagni di partito sul rischio che l’ex presidente Usa, una volta eletto, venga interdetto dalla carica. “Trump rischia seriamente di essere escluso in forza del 14° emendamento per il suo ruolo nell’assalto a Capitol Hill”, ha detto alla Cnn.

Federica Giovannetti

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