No al Ponte sullo Stretto: sul versante siciliano, a rivolgersi ai magistrati sono 40 fra tecnici e professionisti, a Villa San Giovanni si muove il Pd
Negli ultimi giorni sono stati depositati due nuovi esposti contro il progetto del ponte sullo Stretto di Messina: uno è stato presentato alla procura di Reggio Calabria, mentre l’altro è stato consegnato alla procura di Messina.
A Reggio Calabria l’esposto è stato presentato dai comitati delle persone che rischiano l’esproprio delle loro case e dalla sezione locale del Partito Democratico, mentre a Messina è stato presentato da un gruppo di quaranta avvocati, professori universitari e professionisti.
Entrambi gli esposti, che sono stati inviati anche alla Corte dei Conti, sollevano preoccupazioni riguardo alla presunta illegittimità delle procedure seguite finora dal governo e dalla società Stretto di Messina Spa; inoltre vengono espressi dubbi sui costi effettivi sostenuti dallo Stato.
Questi due nuovi esposti si aggiungono a quello presentato lo scorso febbraio dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, dalla segretaria del PD Elly Schlein e dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. In seguito a quest’ultimo esposto, la procura di Roma aveva aperto un’inchiesta senza ipotesi di reato e senza indagati.
Tutti gli esposti mirano a bloccare o a rallentare l’approvazione della procedura e gli espropri necessari per avviare i lavori, in vista dell’apertura dei cantieri prevista per l’estate come annunciato dal governo.
A Torre Faro, nella zona a nord di Messina, è previsto l’abbattimento di quasi 250 edifici, tra cui case, ristoranti, un chiosco sulla spiaggia, un residence con piscina, una panetteria, una macelleria, un motel e un campeggio abbandonati.
Una parte significativa dell’area residenziale sarà completamente trasformata per ospitare uno dei due piloni alti 399 metri, con due pilastri collegati da tre grandi travi orizzontali.
Sia per l’esproprio che per l’asservimento è previsto un indennizzo che corrisponde al “valore venale”, a cui si aggiungerà un bonus sulla base di un accordo fatto tra la società Stretto di Messina e i comuni, che tuttavia non è stato ancora approvato.
Il cosidetto valore venale verrà stabilito incrociando alcune stime che terranno conto delle quotazioni di mercato dell’osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate.
Sarà dato un indennizzo anche a chi abita in aree vicine al punto dove sarà costruito il ponte, per compensare la svalutazione delle loro proprietà causata dalla diminuzione della luminosità, dall’inquinamento acustico e dalle vibrazioni dovute al passaggio di auto e treni.
Il progetto prevede anche l’esproprio di altre zone vicine alla città di Messina, principalmente per la realizzazione di infrastrutture connesse al ponte, come una nuova linea ferroviaria e una nuova metropolitana.
A Villa San Giovanni, a nord di Reggio Calabria, circa 150 edifici e terreni dovranno essere espropriati. Nel complesso, il ponte e i relativi cantieri occuperanno un’area complessiva di 3.7 chilometri quadrati, di cui 2.1 in Sicilia e 1.7 in Calabria.
Bonelli, Schlein e Fratoianni hanno fatto appello alla procura per ottenere maggiore trasparenza riguardo ai costi e al progetto nel complesso, da loro definito errato, antiquato, dannoso e dispendioso.
Bonelli ha sottolineato: “Ci sono troppi documenti segretati e non valutati dai cittadini e dai parlamentari, e questo rappresenta un serio problema di trasparenza.” In particolare, i tre parlamentari hanno richiesto accesso a un’analisi costi-benefici aggiornata, ai documenti sulle stime riguardanti il numero di ditte e operai necessari per la costruzione del ponte e quelli sull’impatto ambientale.
I costi rappresentano uno degli aspetti cruciali del progetto: sono notevolmente aumentati negli ultimi dieci anni, in parte a causa dell’inflazione e in parte a causa delle normative attuali che richiedono maggiori precauzioni sui materiali utilizzati.
Nella versione iniziale, il ponte aveva un costo stimato di circa 7 miliardi di euro; lo scorso anno, il governo prevedeva di spendere 12 miliardi, mentre le stime più recenti indicano che i cantieri costeranno 13,5 miliardi di euro, a cui si aggiunge un miliardo di euro per le opere accessorie. Oltre al ponte, sono previsti 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari, di cui l’80% in galleria.
I due nuovi esposti presentati di recente contengono informazioni dettagliate sul progetto, anche sulla base della relazione del comitato tecnico scientifico che ha esaminato la versione aggiornata dell’opera.
Sebbene il comitato abbia espresso parere positivo, nella relazione finale ha avanzato una serie di raccomandazioni per il consorzio Eurolink, responsabile dell’appalto, in vista del progetto esecutivo che sarà presentato nei mesi a venire.
Il comitato tecnico scientifico ha richiesto l’aggiornamento del documento sulla “valutazione del vento” del 2004, realizzato da un gruppo di ricerca dell’Università di Genova.
Inoltre, ha chiesto nuove verifiche sulla stabilità del ponte in caso di eventi estremi e un aggiornamento della “zonizzazione microsismica”, ovvero il piano di prevenzione degli effetti di possibili terremoti. Nel complesso, il comitato ha formulato 68 osservazioni sul progetto del ponte.
Il gruppo di professionisti che ha presentato l’esposto alla procura di Messina evidenzia che le 68 raccomandazioni incluse nel rapporto del comitato scientifico riflettono una consapevolezza chiara della non fattibilità dell’opera, alla luce delle attuali conoscenze scientifiche e delle prove disponibili.
Questo gruppo chiede anche alla procura di esaminare tutti i contratti e le clausole stipulate tra la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink, in particolare gli “atti aggiuntivi” che determinano le responsabilità finanziarie in caso di imprevisti.
Il sospetto è che il costo finale supererà notevolmente i 14,5 miliardi di euro previsti, dato che gli accordi sono stati mantenuti segreti.
Anche l’esposto presentato dai comitati alla procura di Reggio Calabria si concentra sui costi e sul presunto mancato rispetto delle procedure: si sostiene che il governo abbia ripresentato il vecchio progetto del 2012 senza una chiara valutazione dei costi e della fattibilità. Si chiede alla magistratura di indagare sulla legittimità di un processo così lacunoso e accelerato.
Una critica specifica riguarda l’assegnazione dei lavori al consorzio Eurolink, vincitore dell’appalto nel 2005 e nel 2023 il governo ha deciso di confermare il progetto senza un nuovo processo di gara.
Giuseppe Busia, presidente dell’autorità anticorruzione (ANAC) ha commentato: “Abbiamo chiesto una gara, ma il governo ha scelto un decreto, favorendo un’impresa privata”.
Dopo l’esposto di Bonelli, Schlein e Fratoianni, l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha dichiarato di aver rispettato tutte le procedure e si è detto disponibile a collaborare con la magistratura.
Martedì 16 aprile 2024 è in programma, presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, una conferenza tecnica per discutere dell’avvio dei lavori.
Mentre questo pomeriggio a Messina Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, incontrerà una delegazione di persone a rischio di esproprio, pur non avendo firmato l’esposto presentato dagli altri partiti di opposizione a febbraio. Conte ha confermato l’opposizione del Movimento al progetto del ponte sullo Stretto.
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