I ribelli houthi filo iraniani rivendicano l’attacco alla cisterna commerciale come rappresaglia all’offensiva lanciata da Israele sulla Striscia. È solo l’ultimo episodio messo a segno dal gruppo sciita nelle ultime settimane: “Continueremo fino a quando non arriveranno gli aiuti ai fratelli palestinesi e lo Stato ebraico non fermerà la guerra”
I ribelli houthi filo iraniani hanno rivendicato l‘attacco missilistico che ieri dallo Yemen ha colpito la petroliera norvegese Strinda nel Mar Rosso. Si è trattato di una rappresaglia all’offensiva lanciata da Israele su Gaza: “Un’operazione militare di qualità contro l’imbarcazione diretta verso l’entità israeliana”, ha fatto sapere via Telegram il portavoce militare Yahya Sare’e. La cisterna commerciale, salpata dal porto malese di Tanjung Langsat, era diretta in Italia e trasportava materie prime per biocarburanti. ll missile da crociera terrestre ha causato un incendio e danni alla nave ma i 22 membri dell’equipaggio a bordo, tutti di nazionalità indiana, sono rimasti illesi, ha detto Geir Belsnes, amministratore delegato della J. Ludwig Mowinckels Rederi, la compagnia di navigazione con sede a Bergen proprietaria della nave cisterna, che dopo l’attacco ha proseguito verso un porto sicuro.
L’attacco alla petroliera battente bandiera norvegese è avvenuto ieri intorno alle 22, ora italiana, a circa 110 chilometri a Nord di Bab al-Mandab, lo stretto che congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden e quindi con l’Oceano Indiano. Il cacciatorpediniere della marina americana Uss Mason era nelle vicinanze e ha prestato aiuto.
Secondo quanto affermato dal portavoce del gruppo yemenita, la petroliera battente bandiera norvegese avrebbe ignorato gli “avvertimenti” dei ribelli e per questo è stata presa di mira. Mentre “negli ultimi giorni” i miliziani sarebbe riuscito a “impedire il passaggio di varie navi” nel Mar Rosso.
Gli houthi “non esiteranno ad attaccare qualsiasi imbarcazione che vìoli quanto affermato in precedenza” e “continueranno a impedire a tutte le navi, di qualsiasi Paese, di arrivare ai porti israeliani navigando nel Mar Rosso fin quando non arriveranno generi alimentari e medicinali ai fratelli nella Striscia di Gaza“, ha spiegato il gruppo che lo scorso sabato aveva messo in guardia le compagnie di navigazione internazionali promettendo altri attacchi fino a quando Israele non fermerà l’offensiva sull’enclave palestinese.
Gli houthi – uno dei numerosi gruppi dell'”Asse della Resistenza” allineato con Teheran – sono entrati di fatto nel conflitto mediorientale, che minaccia di allargarsi a tutta la regione, attaccando con droni e missili le navi in transito lungo la rotta marittima e lo stesso Israele da quando l’alleato Hamas ha lanciato l’offensiva sullo Stato ebraico lo scorso 7 ottobre.
Si tratta solo dell’ultimo episodio nel giro di pochi giorni. Le acque del Mar Rosso da quando è iniziata la guerra a Gaza sono sempre più agitate, con i ribelli che moltiplicano gli attacchi alle navi nello stretto di Bab al Mandab. Mentre gran parte dei raid missilistici vengono neutralizzati dagli assetti militari presenti nella zona, alcuni vanno a segno. Come accaduto appena dieci giorni fa, quando i ribelli hanno rivendicato con un comunicato letto da un portavoce gli attacchi con missili e droni contro due imbarcazioni al largo della costa. Il gruppo ha parlato di una “operazione contro due navi israeliane”.
Lo scorso 31 ottobre a essere preso di mira era stato lo stesso Israele, colpito da droni nel porto israeliano di Eilat sul Mar Rosso, nel sud del Paese. Il 20 novembre invece i ribelli sciiti hanno sequestrato nel sud del Mar Rosso la nave mercantile Galaxy Leader, battente bandiera delle Bahamas, con a bordo 22 uomini dell’equipaggio, gestita dalla compagnia di navigazione giapponese Nippon Yusen. Il video diffuso dal gruppo yemenita mostra uomini armati che si calano da un elicottero sull’imbarcazione. Secondo gli houthi, il mercantile sarebbe legato a un uomo d’affari israeliano. Da parte sua, Tel Aviv ha negato legami.
Del resto anche prima del 7 ottobre, lo stretto di Bab el-Mandeb – un braccio di mare strategico dal punto di vista dei commerci internazionali – era una zona ad alto rischio nel mirino dei pirati. Senza contare che dal settembre del 2014 lo Yemen è teatro di un violento conflitto civile tra i miliziani houthi e il governo di Sanaa sostenuto dal 2015 da una coalizione internazionale guidata da Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.
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