Acquisti online, il reso gratis potrebbe sparire: le nuove regole contro lo shopping compulsivo

Qualcosa sta cambiando nelle politiche di acquisto e reso per gli ecommerce: lo scenario in Italia e nel mondo

Un’importante trasformazione nel mondo del commercio online è in corso, poiché rinomati marchi di moda come Amazon, Zara, H&M, J.Crew, Anthropologie e Abercrombie & Fitch stanno introducendo commissioni per i resi in alcuni Paesi esteri, ponendo fine ai resi illimitati e gratuiti. Sebbene al momento questa politica sia limitata a determinate nazioni, non è escluso che si diffonda a livello globale, portando a una ridefinizione delle politiche di restituzione e rivoluzionando il modo in cui gli acquirenti affrontano gli acquisti online.

Cosa succede in Gran Bretagna

L’innesco di questo cambiamento è avvenuto nel Regno Unito, dove l’81% dei rivenditori ha implementato costi aggiuntivi per le restituzioni. Un esempio è Zara, che ha introdotto una commissione di 1,95 sterline per la restituzione di articoli acquistati online tramite punti di ritiro di terze parti, come gli uffici postali. Tale mossa ha suscitato l’attenzione di altre aziende, come Uniqlo in Giappone e Asos nel Regno Unito, che hanno adottato politiche simili per le restituzioni a pagamento. In aggiunta, anche Amazon negli Stati Uniti ha seguito questa tendenza, addebitando un costo aggiuntivo ai clienti per la restituzione degli articoli presso i negozi UPS, mentre le restituzioni rimangono gratuite presso i negozi di alimentari Whole Foods, Amazon Fresh o Kohl’s grazie a accordi di partnership. Da parte sua, Abercrombie ha dichiarato che dal 24 gennaio 2024 le restituzioni o gli scambi saranno possibili solo tramite il corriere preferito dell’azienda o nei negozi fisici, segnando un cambio fondamentale nelle politiche di reso.

Un modello insostenibile per noi, per le aziende e per l’ambiente

Il principale catalizzatore di questa rivoluzione è la crescente insostenibilità dei camion carichi di pacchetti, sottolineando la necessità di un approccio più responsabile sia dal punto di vista ambientale che aziendale. La tendenza a restituire la maggior parte degli articoli acquistati, trasformando le case in veri e propri spogliatoi, ha contribuito a plasmare questa nuova direzione delle politiche di reso. L’abuso del sistema da parte dei consumatori è stato un fattore chiave che ha spinto questi giganti del retail a riconsiderare le loro politiche di reso. Acquisti multipli di taglie e colori, seguiti dalla restituzione massiccia degli articoli, hanno costretto le aziende a rivedere le loro strategie. Alcuni acquirenti hanno addirittura utilizzato gli articoli prima di restituirli, causando danni irreparabili e imponendo ulteriori sfide. Secondo la National Retail Federation, solo negli Stati Uniti, nel 2022, i clienti hanno restituito il 17% dei prodotti acquistati, generando costi pari a 816 miliardi di dollari.

shopping online di abbigliamento
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Molte aziende offrono la possibilità di restituire i prodotti direttamente nei punti vendita, evitando così ai clienti e alle aziende di dover sostenere i costi di spedizione. Questa soluzione sostituisce la spesa monetaria con l’inconveniente di dover riconsegnare fisicamente la merce, fungendo da deterrente per gli acquisti impulsivi e gli eccessivi resi che contribuiscono al pesante traffico di merci da restituire.

Diritto di recesso negli acquisti online

È importante distinguere tra “reso” e “recesso”. Il diritto di recesso, previsto dall’ordinamento italiano, è specificatamente pensato per gli acquisti online. Si basa sull’idea che il consumatore, in assenza della possibilità di verificare direttamente il prodotto, debba avere il diritto di restituirlo in caso di non conformità entro 14 giorni dalla ricezione. Il venditore può addebitare le spese di restituzione al cliente, a meno che non sia diversamente concordato.

Questo nuovo scenario potrebbe ridefinire le dinamiche degli acquisti online in tutto il mondo, inducendo i consumatori a riflettere sulle loro abitudini di acquisto e spingendo le aziende a trovare un equilibrio sostenibile tra soddisfazione del cliente e gestione responsabile delle risorse. Resta da vedere come queste nuove politiche influenzeranno il panorama del commercio al dettaglio nei prossimi anni.

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