A Cuba il prezzo della benzina è salito del 500%: ecco perché

Cuba, il prezzo della benzina aumenterà di oltre il 500%: misura decisa dal 1 febbraio per affrontare la crisi economica

La crisi economica, la mancanza di cibo e l’incertezza sul futuro stanno spingendo un numero sempre maggiore di cubani a emigrare all’estero, generando quello che viene considerato il più grande esodo dalla rivoluzione castrista del 1959.

Lo rivelano i numeri ufficiali del governo degli Stati Uniti – principale meta di esuli cubani – secondo cui tra il 2022 e il 2023 almeno 533.000 persone hanno lasciato l’isola per gli Usa, pari a circa il 5% della popolazione di 11 milioni di abitanti.

A questi vanno aggiunti 37.000 cubani che tra il 2022 e il 2023 hanno chiesto rifugio in Messico e i 22.000 che hanno scelto l’Uruguay. Dopo l’abolizione del visto per i cubani, il Nicaragua è diventato una meta molto ricercata, tuttavia non esistono dati ufficiali sul numero di migranti accolti da Managua.

La maggior parte di coloro che se ne vanno sono in età lavorativa, creando ulteriori squilibri sociali in patria dove il governo cubano affronta una gravissima crisi economica caratterizzata dalla contrazione del Pil, diminuito tra l’1 e il 2% nel 2023, inflazione al 30% annuo, carenza di combustibili – dovuta al crollo degli invii da parte di alleati storici come Venezuela e Russia – e carenza di cibo che ha già portato al razionamento alimentare e alla richiesta di aiuti al Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu.

Qual è la situazione economica a Cuba?

A Cuba, fino a due giorni fa, il prezzo della benzina era il più basso del mondo: 25 pesos al litro, circa 20 centesimi di euro al cambio ufficiale, mentre ora è aumentato del 500%, si susseguono i black out elettrici e scarseggia pure il pane. Il ministero delle Finanze e dei Prezzi riferisce che gli aggiustamenti mirano a “rettificare un insieme di distorsioni presenti nell’economia”.

Strade di Cuba
Strade di Cuba – ANSA – Vcode.it

 

Le autorità hanno indicato infatti che gli adeguamenti sono necessari a causa dell’aumento globale dei prezzi dei carburanti e delle difficoltà per ottenerli.

Il governo dell’Avana ha ammesso che manca la farina di frumento per garantire sino a fine mese il rifornimento del paniere sovvenzionato e, per la prima volta nella sua storia, ha chiesto aiuto “urgente” al World Food Program per garantire la distribuzione di un chilo di latte al mese a tutti i bambini sotto i 7 anni.

L’Onu parla di “profonda crisi economica”, che mesi fa ha spinto le autorità dell’isola a bussare all’agenzia umanitaria.

Cuba importa l’80% dei prodotti che consuma e negli ultimi anni ha stretto nuovi accordi con i Paesi alleati, come la Russia, per garantire l’arrivo della farina.

Ma i rifornimenti scarseggiano e dei cinque mulini dell’isola ne è rimasto in funzione solo uno, a Cienfuegos, che produce appena 250 tonnellate di farina al giorno, quando ne servirebbe più del doppio solo per sfornare le pagnotte di Stato.

Riguardo al latte, tra i contratti d’import che dovrebbero garantire il «consumo sociale», figura pure quello per l’acquisto di 500 tonnellate in Usa, “in virtù delle eccezioni (all’embargo, ndr) stabilite da quel Governo… con pagamento immediato e in contanti”.

Disposto un aumento anche il prezzo della tariffa elettrica per i grandi consumatori e per i biglietti di trasporto di media e lunga percorrenza sia autobus che treni, mentre è stato rinviato per il momento dei prezzi del gas da cucina (in bombola).

L’Avana spera così di riattivare l’economia che ha chiuso il 2023 con una contrazione del 2%, ma nel frattempo aumentano i cubani che cercano di emigrare e non si possono escludere manifestazioni di scontento e di protesta, come quelle che nel 2021 si conclusero con centinaia di arresti.

“Il nostro Paese sta vivendo il periodo più difficile degli ultimi anni”, ammette lo storico Ernesto Limia, vicepresidente dell’Associazione scrittori Uneac e rivoluzionario convinto.

In un’intervista al Corriere, punta il dito contro gli Usa, “nemici della nazione cubana”, e parla anche di una nuova sfida culturale e ideologica: far sì che “il piccolo e medio imprenditore privato dell’isola, che oggi ha soldi e uno stato sociale diverso dai settori popolari, continui a credere nel progetto nazionale, in una società solidale”.

L’adeguamento dei prezzi avviene in un periodo già molto difficile per la popolazione a causa della grave crisi economica. Nel 2023 l’economia del Paese si è contratta tra l’1 e il 2% e l’inflazione ha raggiunto il 30% annuo.

Nei giorni scorsi il governo di Cuba ha chiesto aiuto per la prima volta aiuto al Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu a causa dell’impossibilità di fornire latte per i bambini da zero a sette anni, ottenendo l’invio di emergenza di 144 tonnellate di latte in polvere.

In precedenza le autorità avevano annunciato di avere scorte necessarie per garantire la produzione di 700 tonnellate di pane diretto alle fasce di basso reddito solo fino alla fine di marzo.

Cuba fatica a sollevarsi dalla recessione, aperta tre anni fa dall’ulteriore stretta delle sanzioni Usa e dalla pandemia. A fine 2023, il governo ha lanciato un pacchetto di misure economiche, “per correggere le distorsioni”, che hanno però innescato una spirale inflazionistica e il malcontento della popolazione.

Ne ha fatto le spese il ministro dell’Economia: il presidente Miguel Díaz-Canel lo ha “sollevato dalle sue responsabilità”, nominando al suo posto il presidente della Banca Centrale. La ricetta d’austerity, però, non potrà cambiare.

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